Il Diario del Lupo

Ottava puntata

Le prime trasferte sportive

TENNIS TAVOLO

Come poter dimenticare le prime trasferte della Polisportiva a Roma per giocare i primi campionati italiani di Tennis Tavolo dopo appena qualche mese della sua creazione?! Eravamo ospiti nella caserma militare chiamata la Cecchignola, dove l’accoglienza dei militari era semplicemente eccezionale e soprattutto si mangiava bene. Finalmente venne il grande momento che sognavamo e che era quello del confronto sportivo con altri disabili. Sentire il proprio nome per avvicinarsi al tavolo indicato, fare i primi scambi di riscaldamento, dritto prima e rovescio dopo, cominciare il match contando i primi punti e vivendo un momento di gioia immensa per il fatto d’essere lì in quel momento. È importante sapere che a seguito della visita medica sportiva fui classificato in cat.1B e in questa stessa categoria vinsi il mio primo campionato italiano (mi sembra nell’83) e altri in seguito. Generalmente per gli sportivi che non sono disabili le competizioni sono effettuate per fascia d’età; per noi disabili c’era (e c’é ancora) una commissione di medici che ci indicava, secondo le nostre capacità fisiche, la categoria (cat. 1 handicap importante in carrozzina; cat 5 handicap meno importante sempre in carrozzina). Vi assicuro che tornare a Parma con le medaglie (io ed altri) era un orgoglio soprattutto nel raccontare le esperienze vissute.

ATLETICA LEGGERA

Dopo la bella esperienza di trasferta a Roma con il tennis tavolo abbiamo voluto tentare quello che poteva essere impossibile per gli uni e una bella scommessa per altri: la grande trasferta per i campionati italiani d’atletica leggera a Bari. Parma / Bari, in distanza ci sono circa 1500 km (andata/ritorno), quindi bisognava organizzare la trasferta nei minimi particolari e in treno. Tra allenatori, dirigenti e atleti penso ch’eravamo più o meno una quindicina. Non so perché ma questa trasferta volevamo realizzarla tutti insieme ed i risultati sportivi ci dettero ragione. La preparazione sportiva è stata seguita con assiduità dagli sportivi. I contatti diretti con la Federazione Italiana Sport Handicappati (FISHA) e gli organizzatori a Bari ci hanno permesso di preparare la trasferta nei minimi particolari senza dimenticare il sostegno finanziario e morale da parte del Don Gnocchi di Parma. Oggi non ricordo certamente tutti i particolari della memorabile trasferta a Bari, ma come potere dimenticare che correvamo le distanze (100 – 200 – 400 e staffette) con le nostre carrozzine di tutti i giorni come facevano la più parte degli sportivi disabili ai campionati italiani! Chi mai poteva credere che la Polisportiva vincesse lo Scudetto di Squadra? Noi no sicuramente e gli atleti sperimentati di Roma ancora meno. Veramente una vittoria incredibile in quanto dopo il tennis tavolo avevamo portato a casa altri titoli in atletica e il segreto è stato la partecipazione degli atleti nelle diverse discipline guadagnando le prime posizioni sommando i punti per la vittoria finale. Se all’andata in treno per Bari eravamo calmi, nel ritorno a Parma abbiamo fatto che cantare, cantare e ancora cantare di gioia. L’accoglienza di tutti al Don Gnocchi è stata incredibile, indimenticabile per non dire unica. (Lo scudetto tricolore è stato vinto a Bareggio l’anno seguente, ndr)

 

RICORDI E SOUVENIRS CHE RESTERANNO VIVI PER SEMPRE

Non potrò mai dimenticare i bellissimi e intensi momenti passati con tutti gli amici e la direzione, le trasferte, le vittorie, i giornali a Parma che parlarono della Polisportiva. Come non potrò mai scordare i momenti passati ad allenarci, a discutere per organizzarci, gestire le sempre più domande di atleti che volevano partecipare alle trasferte, trovare delle nuove tute e borsoni, racchette, le prime carrozzine sportive. In questi brevi anni abbiamo saputo e potuto creare qualcosa d’impensabile, inimmaginabile, di magico e grandioso per noi senza renderci conto delle buone conseguenze sociali e sportive per il Centro e per la Città di Parma. Inutile dire che a 21 anni ero felice e contento di tutto ciò come se avessi, insieme ad altri compagni, compiuto un sogno e un giorno mi dissi (forse inconsciamente) «ora debbo lasciare il posto ad altri, in un certo senso il mio nome come responsabile non è scritto, quindi posso partire in ‘punta di ruote’». Infatti nel 1984, dopo quasi 22 anni passati nei Centri (sin dalla nascita con Torino – Salice Terme – Marina di Massa e Parma), decisi di lasciare, abbandonare la vita (magnifica) che vivevo in quanto ho avuto la voglia di scoprire e vivere la vita in famiglia con i miei fratelli e sorelle (11 in totale) per una nuova avventura senza sapere cosa aspettarmi. Sentii che il mio destino era altrove che a Parma e non mi sbagliai.