Il Diario del Lupo

Seconda puntata 

Un giorno ti racconterò la vera storia della creazione della Polisportiva. Eravamo in tre, io e i due romani che sono venuti nell’81 a Parma: Pasquale e Nicola. Racconterò come ho fatto a convincere fratel Antonio e la Direzione, come ho convinto Titti, il proprietario del bar, a essere il primo presidente, come siamo riusciti a vincere lo scudetto a Bari battendo per la prima volta i romani, le trasferte alla CECCHIGNOLA a Roma… Anche se il mio nome non è scritto negli anni seguenti, sono l’ideatore della nascita della Polisportiva (lavoro molto nell’ombra e con modestia, ma molti sapevano che c’era Rodrigo dietro l’organizzazione); tutti insieme siamo riusciti a costruire una cosa che sembrava impossibile e ne sono veramente più che orgoglioso. È stata la mia prima esperienza associativa, che non dimenticherò mai, seguita da una serie di altre esperienze. Sono arrivato in Francia nel ‘97 per raggiungere la mia ex moglie e soprattutto mia figlia. Ho trasferito in Francia la mia personalità e le mie esperienze. Ho avuto molte porte aperte. Debbo tutto a Parma, a Fratel Felice, a Fratel Antonio e agli altri che si sono fidati di un giovane (Lupo solitario) di soli 15 anni! Scrivo tutto ciò con emozione (raro in me, è forse l’età che avanza). Insisto che verrò a Parma e perché no? quando ci sarà l’Assemblea Generale, se sono invitato, evidentemente. Non voglio onori (non mi piace tutto ciò), semplice riconoscenza e sapere che tutto ciò esiste ancora grazie alla vostra forza, al coraggio e all’abnegazione. Perché non fare un gemellaggio in Francia con l’associazione che presiedo? Mi occuperò di fare le domande di finanziamento. AFFAIRE À SUIVRE (come si dice in Francia).

Terza puntata

Come si dice in Francia “ON COMMENCE DU COMMENCEMENT” = INIZIAMO DALL’ INIZIO. Probabilmente questo esercizio di scrivere potrebbe essere utile e di stimolo per scrivere (un giorno) la mia storia. Ti scriverò un po’ alla volta, come se rispondessi a una intervista fattami. Per la lingua italiana corretta conto sulla tua esperienza, in quanto io faccio un pochino di confusione tra il francese e l’italiano. Come tu sai bene, ognuno di noi ha la propria storia da raccontare con il proprio vissuto e questa è la mia storia, che accetto di raccontarti anche se farò del mio meglio per mettere le cose nel giusto ordine senza dimenticare i fatti più importanti.

Il mio arrivo a Parma e l’ambientazione nel Centro

Ricordo innanzitutto l’anno che sono arrivato al Don Gnocchi di Parma, il 1976/77, quando avevo 14/15 anni, venivo dal Don Gnocchi di Marina di Massa, da dove siamo dovuti partire da un giorno all’altro senza sapere dove andavamo. Ricordo che a Marina di Massa in estate venivano altri ragazzi e ragazze da altri Centri per passare le vacanze. Un giorno ci dissero che, vista la nostra età, avendo terminato le scuole medie, dovevamo cambiare Centro per fare gli studi e altre cose. Sinceramente ero molto dispiaciuto di lasciare il bel posto e i bei ricordi, ma capii che con l’età che avanzava qualcosa di più interessante mi aspettava: avevo 14 anni, non ci sono mai più tornato. Penso che siamo stati l’ultima generazione di giovani disabili arrivati a Parma prima della riforma nel 1981, quando i Centri venivano chiusi con la scusa dell’integrazione sociale. Nell’esperienza parmense ho scoperto un ambiente molto più libero e interessante dal punto di vista culturale ed educativo; ciò mi ha fatto diventare autonomo e stimolato ad assumere le prime responsabilità sportive. Per essere sincero non è stato semplice integrarsi con i più grandi del Don Gnocchi. Se ricordo bene eravamo più di un centinaio. Comunque debbo onorare la responsabilità dei Fratelli laici che hanno fatto di tutto per facilitarci l’integrazione nelle diverse attività scolastiche, di gioco ed educative. La scuola superiore esterna al Don Gnocchi non l’avevo proprio scelta, ma piuttosto è stata imposta dai responsabili del Centro (anche ad altri come a me), visto che da dove venivo l’istruzione scolastica di base non era proprio eccellente. Poco importa sulla scelta scolastica, in quanto non potevo rendermi conto, ma ero comunque contento di andare alla scuola superiore e conoscere altra gente della mia età. Non nego il fatto che dal punto di vista scolastico ho cominciato a mettermi seriamente a studiare per imparare all’ètà di 14 anni, applicandomi a scuola e soprattutto studiando al doposcuola al Don Gnocchi con l’aiuto di una persona che veniva ad aiutarci a fare i compiti.

Una giornata tipica per me era: mattina a scuola sino alle 13.00; pranzo e gioco sino alle 14.30; compiti sino a 16.30; merenda e gioco sino alle 19.30 per la cena, per poi ripartire a giocare. Come si può constatare la mia giovinezza era principalmente scuola e sala da gioco senza mai uscire. Si poteva andare fuori al bar, ma all’inizio non mi interessava. Diciamo che ero contento e felice così, nulla mi mancava e non avevo bisogno di più di ciò che mi offrivano al Centro.

Per tornare al gioco, ricordo che quando sono arrivato a Parma vedevo gli altri entrare e uscire da una sala impugnando in una mano un attrezzo di legno con un manico e una paletta circolare in alto e con una pallina nell’altra mano. Non sapevo a cosa servisse, ma la curiosità di entrare nella stanza era forte e quasi tutti i giorni ero non lontano dalla porta per cercare di capire cosa ci fosse. Non avevo diritto di entrare nella stanza in quanto troppo giovane, fino che un giorno qualcuno (non ricordo chi) ha accettato che entrassi. Una volta entrato nella stanza sentivo il rumore della pallina che passava da un lato all’altro di una grande tavola con in mezzo una piccola rete che divideva in due. Sono rimasto fortemente incantato da tutto ciò. A partire da quel giorno e per 30 anni non ho più perso di vista né la racchetta né la pallina!

L’anno seguente, frequentando la stanza da gioco (tennis tavolo, calcetto e altro) quotidianamente e vedendo il materiale sempre a terra e non tenuto bene, ricordo che andai (15/16 anni) in Direzione proponendomi come responsabile della sala giochi, chiedendo un armadio, un lucchetto a degli orari d’apertura ben precisi. La risposta positiva è stata immediata. È importante sapere che moltissimi giovani passavano le loro giornate, dopo la scuola, a uscire per andare al bar o fare un giro e pochi erano gli interessati alla sala da gioco a meno che non facesse veramente freddo.

Nel giro di un anno sono riuscito ad attirare sempre più giovani ai giochi con l’organizzazione dei tornei di ping-pong, scacchi, calcetto. Il prestigio di vincere e battere i migliori mi stimolava sempre di più. Evidentemente, non uscendo mai passavo delle ore a giocare a tennis tavolo sino a diventare uno dei più forti. Visto il successo e la buona gestione del materiale, la Direzione ci ha concesso di avere altri giochi e nuove racchette .

Grazie alla buona gestione della sala giochi e alla fiducia accordatami dal Centro ho potuto fare piccoli lavori nel Don Gnocchi, come tenere il centralino e il servizio di portineria. Un ricordo speciale è quello d’un momento sportivo del 1982 : CAMPIONI DEL MONDO DI CALCIO! Ero davanti alla televisione con altri amici assicurando nello stesso tempo la presenza alla portineria. Senza dimenticare che avevo il gesso al seguito della operazione di scoliosi nel 1981 al Rizzoli di Bologna. Come se non mi bastasse ho avuto anche la responsabilità della sala di musica. Ricordo che bisognava passare per una votazione e grazie ai voti delle ragazze ebbi la responsabilità. Quanti dischi sono stati comprati sulla proposta dei frequentatori. La responsabilità della sala di musica l’ho tenuta per 2 anni, poi ho lasciato ad altri per concentrarmi sullo sport. In seguito entrerò nei dettagli della creazione della Polisportiva.